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L'amore del figlio

27/04/2020 - Categoria: Famiglia

I bambini amano il loro genitore di un amore enorme, grandissimo, come fosse un dio in terra, anzi, più di un dio; amano il loro genitore sia che faccia bene, sia che faccia male. Si, avete letto bene, sia che si comporti in modo impeccabile, o che faccia errori o danni, il bambino ama il genitore.

Nessun essere umano ama un altro essere umano quanto un bambino ama il proprio genitore. Quindi, è dovere del genitore comportarsi bene, essere meritevole di così tanto amore, dare il suo meglio perché un amore così grande non lo riceverà mai da nessun altro. Bisogna esserne all'altezza.

Quando viene al mondo, il bambino necessita di un adulto che si prenda cura di lui e garantisca la sua sopravvivenza. Viene definito caregiver: colui che dà cura. Per decenni, si è pensato che il caregiver per eccellenza fosse la madre, fonte di nutrimento e garante della vita del suo bebè; negli anni, si è arrivati a dare attenzione al ruolo del padre, tanto importante quanto la madre. Infine, si è teorizzato che possano esserci anche più caregiver contemporaneamente (entrambi i genitori, i nonni, una baby sitter…) a patto che la loro presenza sia significativa e continuativa nei primi periodi di vita del bambino.

Per il bambino, il caregiver diventa l’intero mondo, fornisce cure, cibo, amore, sostegno, protezione, garantendo la sua vita.

Se l’adulto viene a mancare, il bambino è in serio pericolo perché non può provvedere a sé stesso e la sua sopravvivenza è minacciata. Affinchè questo non accada, succedono alcune ‘magie’ evolutive che garantiscono il legame tra bambino e caregiver: si sviluppa il sistema di attaccamento. Fu Bowlby, psicoanalista britannico, a formulare negli anni ’70 la teoria dell’attaccamento che spiega come, attraverso un intreccio di fattori biologici e relazionali, si viene a creare un legame profondo tra il neonato e il suo caregiver, dettato da una vicinanza fisica ed emotiva continuativa.

La qualità del legame che si instaura tra piccolo e caregiver definisce la qualità del legame di attaccamento e sarà base per lo sviluppo del mondo interiore e relazionale del bambino. Perciò, andrà oltre i confini del mondo intimo del bambino e della sua famiglia, entrando in tutte le relazioni in cui il bambino, ragazzo e poi adulto, verrà a trovarsi.

Il modo in cui si sviluppa questo legame getterà le fondamenta per come il bambino penserà e si relazionerà a sé stesso e agli altri.  E’ il primo mattone di una costruzione che si creerà giorno dopo giorno, il cui esito sarà magnifico, se accompagnato da cura, amore, attenzione, comprensione, oppure sarà incerto e sofferente, se accompagnato da dolore, mancanza, disattenzione.

Non si sfugge a questo legame: quando ci sono un bambino e un caregiver, c’è sempre il legame d’attaccamento, che può essere buono e funzionale, oppure carente e problematico.

Ecco perché il bambino inonda d’amore il suo genitore: è legato biologicamente e affettivamente al suo caregiver, non può fare diversamente. Siamo strutturati affinchè accada così.

Nessuno nasce genitore, lo si diventa insieme al proprio piccolo, è normale porsi domande, sentirsi disorientati, avere dubbi o paure, sentirsi inondati di emozioni contrastanti, ecc. E' normale fare errori, è prezioso perchè dall'errore si imparano le lezioni migliore. Il genitore non deve essere perfetto ma ha il dovere di dare il suo meglio, come può: mai nessun’altra persona lo inonderà d’amore come farà il suo piccolo ed essere consapevole di tanto amore è il dono più grande per sè e per il proprio bambino.

 

 

 

Photo by Minnie Zhou on Unsplash


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