IL CORPO CHE PARLA
Quando parlo per esprimere il mio pensiero si accendono più mondi, quello più visibile ed esplicito poichè dico parole che accompagno con un tono di voce, con espressioni facciali, con gesti, con una particolare postura fisica.
Poi c’è una dimensione più sottile, data dalle emozioni che vivo e che posso più o meno trasmettere, se voglio. Posso sentire gioia o paura o rabbia ecc.
Infine, c’è quel sostrato fisico, basico, intimo, che solo io posso sentire, fatto del cuore che accelera, del fiato che si fa corto, delle spalle che si alzano o si rilassano, della pancia che si contrae o del petto che si appesantisce.
Di solito, queste risposte fisiche vanno di pari passo con le emozioni che vivo: se sono agitata, per esempio, il cuore batte più forte ed il respiro accelera. Sempre, questa attivazione fisica ed emotiva si accompagna al pensiero che faccio e, se le dico, alle parole che uso.
Corpo, emozione, pensiero: è un trio inscindibile, una squadra che diventa vincente quando ogni componente viene adeguatamente scoperto, ascoltato, portato a consapevolezza.
Ed è ciò che accade durante le mie sedute di psicoterapia, dove mi trovo non solo ad ascoltare parole e silenzi, ma anche ad osservare posture ed espressioni, a percepire emozioni che riempiono la stanza.
Ma, mentre le parole sono più controllabili, le mani che sudano, la gola secca, il cuore che accelera sono più automatiche, istintive, sfuggono maggiormente al controllo. Sono più autentiche: il corpo non mente.
Quando il paziente non sa che dirmi o cosa fare, ci appelliamo sempre al suo corpo: che cosa provi quando pensi a tale cosa? Come ti fa sentire? Che emozioni senti?
Ed arrivano sempre le risposte.